I rapporti umani sotto una lente di ingrandimento: è quello che a cui stiamo assistendo in questi giorni, anche qui da noi, a causa dell’obbligo all’isolamento sociale.
È una sorta di imprevisto e indesiderato esperimento: cosa succede se si lasciano gli individui, da soli in coppia o in famiglia, in isolamento per settimane?
Qualche conseguenza già si è vista in Cina, per esempio, dove alla riapertura degli sportelli pubblici dopo la quarantena, si è assistito a un boom delle richieste di divorzio. Secondo quanto riporta il quotidiano Global Times sembra infatti che le richieste di scioglimento dei matrimoni siano in forte crescita al punto che in certi distretti come quello di Xi’an si registrano sportelli intasati di pratiche e di persone in attesa di separazione e divorzio. Certo, in parte si tratterà sicuramente di persone che avevano già in animo di divorziare e che hanno dovuto far passare il periodo di chiusura degli uffici, che ora si ritrovano particolarmente sotto pressione. Ma probabilmente la convivenza forzata in casa per settimane può aver minato molti rapporti: ritrovarsi di colpo a convivere 24 ore su 24 tra quattro mura ha messo a dura prova le coppie, soprattutto quelle già in crisi.
D’altro canto c’è chi preconizza, -da noi almeno, dove non c’è un limite al numero di figli consentito come in Cina- un boom di nascite tra 8-9 mesi, segno che ci sarà anche chi saprà vivere l’isolamento in una vicinanza piacevole (o almeno si spera; e il pensiero va ovviamente a tutte quelle donne che si ritrovano ora a dover vivere tutto il giorno a stretto contatto con un uomo violento).
Ma probabilmente ci sorprenderemo nel constatare che, malgrado tutto, si tenderà a un nuovo stato di equilibrio, provvisorio, perché, come succede in Natura ‘equilibrio’ significa ‘stasi’ e in ultima analisi ‘morte’. È la situazione finale dell’Entropia, il secondo principio della termodinamica, secondo il quale un sistema isolato si trasforma ed evolve nel tempo fino a raggiungere uno stato di equilibrio finale, passando così da una situazione iniziale di disordine (caos) a una finale di ordine, dove però non c’è più spinta al cambiamento, e dunque non c’è più vita. L’equilibrio diventa perfetto ma il sistema è morto.
Quale sarà questo nuovo equilibrio di un periodo come quello che stiamo vivendo a livello globale? Quale e come sarà l’’entropia sociale’, il nuovo equilibrio che andrà creandosi? Ancora non lo possiamo sapere.
Di sicuro sarà una bella e importante opportunità per capire a che punto siamo sia individualmente, – un’occasione per riattivare un dialogo profondo con noi stessi, con la nostra interiorità, con i nostri veri bisogni-, che socialmente: ora che siamo costretti all’isolamento sociale, a vivere tra le quattro mura di casa da soli o in coppia o con la propria famiglia, con tutte le conseguenze e i risvolti positivi e negativi che questo sta creando e mettendo in luce, forse ci si renderà conto di quanto abbiamo dato per scontato e abbiamo trascurato le relazioni umane, magari vissute freneticamente e un po’ superficialmente; e di quanto poco siamo ormai abituati a costruire e coltivare attivamente i rapporti. Con piccoli gesti, piccole attenzioni, piccoli sforzi quotidiani, con l’ascolto e con il silenzio, con regole chiare basate sul rispetto reciproco, che ora più che mai saranno necessari.
E forse più in generale, ci si renderà anche conto di quanto i rapporti umani, grazie anche ai social -pur importantissimi soprattutto in questo momento di quarantena-, siano diventati facili e superficiali, liquidi, intercambiabili con un semplice clip, o un Mi piace.. Di come si sia perso il senso di comunità, e con esso anche il senso di responsabilità verso gli altri e sé stessi.
Di quanto magari siamo già stati fin qui isolati, perché disconnessi in profondità dagli altri esseri umani, con i quali ora è necessario costruire o ritrovare una comunanza vera, solida, che, sola, potrà farci evolvere come specie. Perché, ricordiamoci, questo esserino invisibile che ci tiene in scacco, il virus, si sta evolvendo con successo da ben 3 miliardi di anni.
di Clara Caverzasio