“Gira il mondo gira nello spazio senza fine” le parole di una antica canzone suscitavano l’immagine del nostro Pianeta azzurro che navigava nell’immensità scura dove l’acqua faceva da padrona nel Cosmo e dalla quale era scaturita la vita sulla Terra: MadreMare.
Oggi ci troviamo costretti a cambiare stile di vita, ad abbandonare la frenesia dei nostri spostamenti e a ritrovare l’intimità e il silenzio della nostra casa. Com’è potuto succedere?
Un organismo infinitesimale è traslocato probabilmente da un pipistrello e ha scoperto che il corpo dell’uomo era di suo gusto… non ha incontrato nemici e si è installato alla grande, passando da essere umano all’altro senza fare distinzione di colore o di status. Un virus sconosciuto che in pochi giorni è riuscito a mettere in ginocchio un sistema sofisticato e globale, tanto da farci sentire assolutamente fragili, dissipando in un battibaleno le nostre certezze e le nostre traballanti economie.
Tutto il disegno complesso messo in atto da stati, istituzioni, borse, banche, assicurazioni, comunicazioni, aziende, trasporti si è liquefatto come neve al sole. E noi impotenti cerchiamo una guida da scienziati e ricercatori con l’intento di contribuire ad arrestare con i nostri comportamenti l’avanzare del minuscolo organismo ormai dilagante ovunque nel Pianeta.
Ma vogliamo decodificare il segnale che ci arriva forte e chiaro dalla Natura?
Con passo pesante siamo intervenuti nei sistemi naturali distruggendo le strutture (la biodiversità) e le funzioni (gli ecosistemi) che si sono evolute in milioni di anni ed è sempre più lapalissiano che la tutela e la salvaguardia della nostra salute non può prescindere da quella del Pianeta.
La medicina è indispensabile per curare i sintomi del degrado ambientale (le malattie) ma altrettanto indispensabile è la cura per la casa comune, l’ecologia. Non è possibile essere sani in un ambiente malato.
Mentre il mondo intero si è mobilitato per l’emergenza coronavirus, non ci sono azioni concrete per affrontare i cambiamenti climatici denunciati da anni dal mondo scientifico e da noi ambientalisti. Sembra che il pericolo sia ancora lontano e che non ci sia un’emergenza effettiva da affrontare subito.
Mentre il mondo intero si è mobilitato per l’emergenza coronavirus, gli inquinanti, dai pesticidi alla plastica, continuano a essere trasportati dai fiumi al mare entrando nelle reti alimentari. Quanti inquinanti possiamo sopportare? Cosa succederà? Quando ce ne accorgeremo sarà tardi! Non sprechiamo questo momento storico che ci fa riflettere per cambiare rotta.
Marevivo chiede da anni una legge Salva Mare ancora ferma al Senato e intanto non si fa niente!
Cosa ci ha insegnato il tempo del coronavirus?
La comunicazione con i social, un sistema che creava rapporti effimeri tra le persone, si rivela uno strumento straordinario per non farci sentire abbandonati. Abbiamo condiviso paure, esperienze, messaggi e solidarietà arrivati da tutti in maniera democratica, anche se chiusi nella nostra casa ci sentiamo parte dell’intera umanità.
E questo non dovrebbe spingerci oltre? Dobbiamo arrestare i cambiamenti climatici, producendo il nostro fabbisogno con energie rinnovabili e pulite catturandole dai nostri tetti e come condividiamo le informazioni in rete, mettiamo il surplus di questa energia a disposizione degli altri.
Sul tema dei beni di consumo dovremmo fare i nostri acquisti a chilometro zero innestando un’economia circolare della quale esserne consapevoli e quindi potendola capire e influenzare. Utopia?
Avremmo mai immaginato di non poter più prendere un aereo o un treno perché bloccati da un organismo minuscolo come il coronavirus? Se costretti riusciamo a cambiare i nostri comportamenti. E il pericolo di estinzione della nostra specie sul Pianeta Terra non è un buon motivo per farlo?
Il degrado degli ecosistemi non ci tocca in prima persona, non lo percepiamo come un pericolo immediato, un’emergenza da affrontare subito. Anche e se le immagini dei satelliti sono estremamente esplicative, ci mostrano l’aria prima e dopo il blocco delle attività come nelle megalopoli cinesi o come nel nord Italia motore industriale della Nazione.
I cinesi sono sorpresi di vedere il cielo blu e i veneziani costatano come l’acqua dei canali sia diventata trasparente in pochi giorni e inoltre brulichi di pesci. Incredibile come, solo in pochi giorni, ci sia stato un cambiamento così radicale, privato delle emissioni di Co2 sollevato dal peso delle nostre attività. Allora viene da pensare a quante persone muoiono per mali legati all’inquinamento, le stime sono di circa 80.000 individui all’anno in Italia, la pandemia che stiamo vivendo seppur gravissima, impallidisce di fronte a questi numeri.
Allora cosa ci insegna questo tempo del coronavirus? Se l’ambiente si riprende rapidamente appena le nostre attività usuali sono sospese, significa che siamo anche noi un patogeno per il resto della natura, proprio come il virus lo è per noi. Il vaccino per il pianeta è la neutralizzazione dei nostri impatti.
Riscopriamo la bellezza della nostra umanità con una vita meno frenetica, cerchiamo di esercitare, dove possibile, il nostro lavoro in remoto usando le tecnologie che già abbiamo e investiamo per la ricerca di nuovi metodi che ci consentano di sviluppare la nostra creatività e la nostra economia in maniera sostenibile per il pianeta e per tutte le creature che lo abitano, ricordiamoci che sono loro a rendere possibile la presenza dell’uomo sulla Terra e naturalmente cominciando da Madre Mare!
di Rosalba Giugni